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Auguri di un anno da ricordare….

Un carissimo augurio di un anno indimenticabile con queste belle parole di Padre Antonio Savone

Un abbraccio dai raggi del sole e dalle lingue blu del mare della liguria
Gianluca

Messa di fine anno, 31 dicembre 2011

Ieri mattina, alla radio, è stato proposto un sondaggio: che cosa buttereste via di questo anno che vi lasciate alle spalle? E ciascuno ha provato ad elencare chi o che cosa eliminerebbe volentieri. Forse ha attraversato anche i nostri pensieri l’idea di voltare pagina dimenticando, cancellando. Se così fosse si tratterebbe di una ingenuità imperdonabile: ciò che è stato, infatti, ci ha segnati profondamente nella carne e nel cuore tanto da far parte di noi in maniera indelebile.

Come può voltare pagina così, chi ha perso una persona cara o chi ha celebrato il suo amore per sempre, chi ha avuto il dono di un bambino o chi ha visto svanire l’ennesimo tentativo di una gravidanza, chi ha avuto la gioia di un’amicizia o chi, invece, ha patito sulla sua pelle la ferita di un tradimento, chi ha intuito qualcosa del mistero di Dio nella sua vita o chi, ancora una volta, ha avuto motivi per non aprirsi alla fede? È una tremenda regressione infantile quella che vorrebbe convincerci che nella nostra vita ci siano pagine che è possibile strappare.

Accade anche a noi, proprio come a Maria, di non capire tante cose. Di altre ci sfugge il senso. Tuttavia, ella ci insegna l’atteggiamento giusto: nulla buttare, tutto trattenere. Anche le pagine più faticose, quelle più buie sono pagine da rileggere come materiale prezioso per una diversa comprensione di noi stessi anzitutto.

Ripensavo all’atteggiamento di Francesco d’Assisi quando in una grave esperienza di tormento interiore giunge a comporre il Cantico delle Creature, trovando in ogni circostanza un motivo per cui aprirsi alla lode e rendere grazie. Avrebbe avuto di che lamentarsi, ormai cieco e fortemente provato fisicamente com’era. La sua fraternità, quella che si era riconosciuta nella sua intuizione evangelica, lo aveva messo alla porta e lui, in un angolo angusto di San Damiano, circondato da topi, non trova di meglio che riconoscere una presenza di Dio in ogni realtà e in ogni situazione.

Laudato sii mi Signore per… onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sostentamento.

Credo sia l’atteggiamento che dobbiamo apprendere anche noi. Per aprirsi alla lode è anzitutto necessario accorgersi. Le parole che sgorgano dalle labbra raccontano, infatti, cosa abita nel nostro cuore.

“Noi non ci accorgiamo, di solito, di ciò che abbiamo, di tutto ciò che ci si ripresenta fedele, che ci si schiera davanti agli occhi ogni mattina… Generalmente accade dopo un lutto, o dopo una malattia, di accorgersi con stupefatto rammarico di tutto ciò che si aveva “prima”, e di cui non ci si era accorti”.

Laudato sii mi Signore per questa vita che immeritatamente mi hai donato ricolmandola di attenzione e cura, per avermi pensato sin dai primordi della creazione e della storia, per aver voluto proprio me con questo volto e con questo nome.

Laudato sii mi Signore per la famiglia nella quale sono cresciuto e che mi ha insegnato l’arte del farsi carico gli uni degli altri e del condividere.

Laudato sii mi Signore per gli amici con cui mi hai dato di camminare, angeli custodi che non poche volte hanno sostenuto i passi del mio vagare e tenuta viva la fiamma della speranza, segno della tua fedeltà alla mia fragile umanità.

Laudato sii mi Signore per la fede che mi fa credere che la morte non è l’ultima parola sulla vita e che nessun frammento di bontà e bellezza andrà perduto.

Laudato sii mi Signore per la comunità cristiana in cui mi doni di vivere.

Laudato sii mi Signore per il perdono tante volte ricevuto proprio quando avrei dovuto essere ripagato con ben altra moneta.

Laudato sii mi Signore per la casa che è custode dei miei affetti e dei miei legami e che mi consente di ritrovare ristoro alla stanchezza.

Laudato sii mi Signore per il lavoro che dona dignità al mio essere uomo facendomi partecipe dell’opera della creazione.

Laudato sii mi Signore “per ciò che ho sempre visto, senza vederlo davvero”.

Laudato sii mi Signore per tutto ciò che ho sempre visto come dovuto tanto da arrabbiarmi qualora non mi veniva concesso.

Laudato sii mi Signore per la luce con cui rischiari ogni mia giornata e che dona trasparenza nuova a ciò che mi circonda.

Laudato sii mi Signore per i volti che incrociano i miei passi, quelli luminosi che mi parlano della bellezza dell’essere al mondo e quelli affaticati che mi chiedono di essere per loro sollievo.

Laudato sii mi Signore per il silenzio che accompagna certe giornate e che mi permette di riscoprire la bellezza di un dialogo.

Laudato sii mi Signore per i momenti di fatica che mettono in luce quanto ancora devo crescere nella fedeltà agli impegni presi.

Laudato sii mi Signore per il dono del tempo, segno manifesto di come tu guardi alla mia storia con magnanimità.

Laudato sii mi Signore per le mille grazie quotidiane con cui mi inebri di stupore.

Laudato sii mi Signore per quella frattura tra un mondo che conosciamo e quell’orizzonte diverso, pur carico di timori e speranze, nel quale ci apprestiamo ad entrare.

Laudato sii mi Signore per questa crisi che siamo chiamati a vivere con spirito di discernimento per nuove decisioni e nuove scelte.

Laudato sii mi Signore per questo tempo che tu ci inviti a vivere come occasione per invertire la rotta quanto prima.

Pedalo dunque sono – Verona 2 settembre presso Gulliver

Venerdi 2 settembre 2011 alle ore 21

nel cortile accanto alla libreria Gulliver – Via Stella 16

In concomitanza con la Bicistaffetta “Verona – Livorno “ organizzata dagli Amici della bicicletta (maggiori informazioni sul sito http://www.fiab-onlus.it/staffett/index.htm) , verrà presentato il libro “Pedalo dunque sono”- pensieri e filosofie sulle due ruote, con la presenza di due degli autori Lorenzo Parolin e Carmine Abate.

Come dimostrato dal successo delle riflessioni sul pedalare da David Byrne , a Auge’ , Rigatti , Marthaler o Tronchet , l’interesse per le due ruote è ben vivo anche a livello letterario.

Un gruppo di ciclisti-filosofi, atleti del pensiero che amano muoversi a colpi di pedale, riflette intorno alla bicicletta, in forma di brevi saggi divulgativi e senza dimenticare il sorriso. Nei loro testi la bicicletta diventa non solo un mezzo per leggere le piccole cose della nostra quotidianità, ma anche per leggersi divenendo ora strumento di ascesi, ora di rivoluzione, ora di recupero di un tempo lento e naturale che le scadenze imposte da una società sempre più frenetica non consentono di gustare appieno. Pedalando si può arrivare a sciogliere i problemi che ci assillano e a guardarli dall’esterno, riuscendo così a relativizzarli e a risolverli meglio. Pedalando si può arrivare a isolarsi dal mondo riuscendo ad ascoltare solo il battito del proprio cuore, ad assaporare la strada, il vento, la fatica. A essere strada, manubrio, vento, vita.

In Pedalo dunque sono scopriamo che la bicicletta è un mezzo allo stesso tempo tecnologico ed ecologico, quotidiano eppure avveniristico che si fa ritmo, linguaggio, musica rivelando un mondo che ha i colori della passione e l’intensità che solo un entusiasmo sempre giovanile sa garantire.